Il gioco rappresenta una delle attività infantili più complesse e studiate, almeno per quanto riguarda il suo fondamentale contributo in termini di crescita cognitiva, psicologica ed emotiva.
Esso è un’attività strutturata che tende a raggiungere una gratificazione individuale o di gruppo e può acquisire significati diversi, sia negli animali che nell’uomo; e al tempo stesso soddisfa le esigenze fisiologiche di sviluppo dell’organismo attraverso il movimento.
Esistono varie tipologie di attività ludica, delineate da R. Callosi “I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine”, che si stanziano mediante diverse tappe:
· PAIDIA che si proietta fuori da schemi istituzionali tramite la spontaneità, è istintivo e caratterizza la prima infanzia; in questa categoria rientrano le corse, i salti, ecc…
· LUDUS riguarda i giochi istituzionalizzati e quindi strutturati. In questa attività si agisce sempre per realizzare un obiettivo, si tratta di giochi di strategia come le carte, le costruzioni, ecc…
· AGON non richiede abilità o competenze specifiche poiché riguarda giochi di competizione e gare. Tutti i partecipanti partono dalle medesime condizioni di partenza, poiché si cerca di far emergere l’abilità del giocatore nel pieno rispetto delle regole condivise.
· ALEA richiama i giochi in cui la vittoria è determinata dal destino, dal fato. Deriva dalla possibilità di poter sfidare la sorte e in questa categoria rientrano tutti i giochi d’azzardo.
· MIMICRY è caratterizzata dalla maschera, dalla finzione e dall’imitazione; si muove in una dimensione fittizia come le recite e le simulazioni.
· ILINX è rappresentata dallo sballo, la voglia di evadere dagli schemi convenzionali della vita quotidiana, dallo stordimento. In questa categoria possiamo trovare divertimenti come i videogiochi, le giostre, ecc…
Il gioco è stato fatto oggetto di studio particolare da parte della psicologia infantile.
G . Stanley Hall ha tentato di spiegare i comportamenti ludici che appaiono nel bambino alle diverse età come un riapparire di attività che hanno caratterizzato lunghi periodi della evoluzione della specie; K. Groos (Il gioco dell’uomo) ha invece ipotizzato che il gioco costituisce un pre-esercizio di attività proprie della vita adulta: la bambina giocherebbe con la bambola preparandosi a svolgere funzioni materne.
Per quanto riguarda lo sviluppo intellettuale bisogna ricordare le tesi di J. Piaget . Egli sostiene che il gioco si verifica tutte le volte che, avendo acquisito un’abilità o compiuto una scoperta, il bambino cerca di far aderire allo schema motorio o cognitivo appena acquisito oggetti nuovi, con il risultato di esercitare le abilità e le scoperte stesse. Proprio da questo esercitare gli schemi acquisiti da poco deriverebbe il parallelismo creatosi fra le caratteristiche che il gioco assume con il progredire dell’età e le caratteristiche dei processi mentali di cui il bambino diviene via via capace, e quindi di distinguere varie fasi nell’evoluzione del gioco infantile, in parallelo con le fasi dell’evoluzione mentale:
· 12-18 mesi è il periodo del gioco percettivo-motorio, poiché il bambino prende gli oggetti, li butta l’uno contro l’altro, li dispone su un piano, ecc… sono attività ludiche che consolidano acquisizioni recenti e rafforzano il senso di sicurezza nel bambino, delle proprie capacità.
· 18 mesi al gioco percettivo-motorio si affianca il gioco simbolico. Gli oggetti vengono considerati come simboli di altri oggetti non presenti così il bambino esercita la capacità appena acquisita di immaginare realtà non presenti con questa il linguaggio verbale.
· 5 anni i giochi simbolici, prima individuali, diventano sociali richiedendo la collaborazione di più bambini con ruoli complementari.
· Dai 7-8 anni si sviluppa l’empatia e la capacità di svolgere giochi con regole in cui la comprensione e il rispetto di determinate norme diventano l’elemento dominante.
· Dagli 11-12 anni si sviluppa la capacità di immaginare con facilità situazioni ipotetiche per dedurne delle conseguenze.
Il gioco umano, sia infantile sia adulto, raggruppa dunque schemi comportamentali molto diversi fra loro.
Esso è un’attività strutturata che tende a raggiungere una gratificazione individuale o di gruppo e può acquisire significati diversi, sia negli animali che nell’uomo; e al tempo stesso soddisfa le esigenze fisiologiche di sviluppo dell’organismo attraverso il movimento.
Esistono varie tipologie di attività ludica, delineate da R. Callosi “I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine”, che si stanziano mediante diverse tappe:
· PAIDIA che si proietta fuori da schemi istituzionali tramite la spontaneità, è istintivo e caratterizza la prima infanzia; in questa categoria rientrano le corse, i salti, ecc…
· LUDUS riguarda i giochi istituzionalizzati e quindi strutturati. In questa attività si agisce sempre per realizzare un obiettivo, si tratta di giochi di strategia come le carte, le costruzioni, ecc…
· AGON non richiede abilità o competenze specifiche poiché riguarda giochi di competizione e gare. Tutti i partecipanti partono dalle medesime condizioni di partenza, poiché si cerca di far emergere l’abilità del giocatore nel pieno rispetto delle regole condivise.
· ALEA richiama i giochi in cui la vittoria è determinata dal destino, dal fato. Deriva dalla possibilità di poter sfidare la sorte e in questa categoria rientrano tutti i giochi d’azzardo.
· MIMICRY è caratterizzata dalla maschera, dalla finzione e dall’imitazione; si muove in una dimensione fittizia come le recite e le simulazioni.
· ILINX è rappresentata dallo sballo, la voglia di evadere dagli schemi convenzionali della vita quotidiana, dallo stordimento. In questa categoria possiamo trovare divertimenti come i videogiochi, le giostre, ecc…
Il gioco è stato fatto oggetto di studio particolare da parte della psicologia infantile.
G . Stanley Hall ha tentato di spiegare i comportamenti ludici che appaiono nel bambino alle diverse età come un riapparire di attività che hanno caratterizzato lunghi periodi della evoluzione della specie; K. Groos (Il gioco dell’uomo) ha invece ipotizzato che il gioco costituisce un pre-esercizio di attività proprie della vita adulta: la bambina giocherebbe con la bambola preparandosi a svolgere funzioni materne.
Per quanto riguarda lo sviluppo intellettuale bisogna ricordare le tesi di J. Piaget . Egli sostiene che il gioco si verifica tutte le volte che, avendo acquisito un’abilità o compiuto una scoperta, il bambino cerca di far aderire allo schema motorio o cognitivo appena acquisito oggetti nuovi, con il risultato di esercitare le abilità e le scoperte stesse. Proprio da questo esercitare gli schemi acquisiti da poco deriverebbe il parallelismo creatosi fra le caratteristiche che il gioco assume con il progredire dell’età e le caratteristiche dei processi mentali di cui il bambino diviene via via capace, e quindi di distinguere varie fasi nell’evoluzione del gioco infantile, in parallelo con le fasi dell’evoluzione mentale:
· 12-18 mesi è il periodo del gioco percettivo-motorio, poiché il bambino prende gli oggetti, li butta l’uno contro l’altro, li dispone su un piano, ecc… sono attività ludiche che consolidano acquisizioni recenti e rafforzano il senso di sicurezza nel bambino, delle proprie capacità.
· 18 mesi al gioco percettivo-motorio si affianca il gioco simbolico. Gli oggetti vengono considerati come simboli di altri oggetti non presenti così il bambino esercita la capacità appena acquisita di immaginare realtà non presenti con questa il linguaggio verbale.
· 5 anni i giochi simbolici, prima individuali, diventano sociali richiedendo la collaborazione di più bambini con ruoli complementari.
· Dai 7-8 anni si sviluppa l’empatia e la capacità di svolgere giochi con regole in cui la comprensione e il rispetto di determinate norme diventano l’elemento dominante.
· Dagli 11-12 anni si sviluppa la capacità di immaginare con facilità situazioni ipotetiche per dedurne delle conseguenze.
Il gioco umano, sia infantile sia adulto, raggruppa dunque schemi comportamentali molto diversi fra loro.
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