Qualche anno fà mi è capitato di vedere il film "Peter Pan" di P.J. Hogan ,
da allora ho iniziato a pormi determinate domande
sia perché mi è sempre piaciuto questo bizzarro personaggio,
sia perché lo sento mio e parte integrante della mia personalità.
Ho voluto scoprire il perché catturasse così tanto la mia attenzione
ed è stato veramente interessante scoprirne la storia
e la personalità tramite varie discipline come arte,letteratura ,psicopedagogia, ecc...
Peter Pan è l’icona dell’eterna giovinezza e gioventù
ma c’è un particolare che da piccola non sono riuscita a percepire
cioè quali conseguenze/vantaggi comporta il rimanere per sempre bambini.
Pan è un ragazzino immaturo,
che non vuole crescere per non addossarsi le responsabilità dei grandi;
un rifiuto della razionalità adulta per privilegiare l’irrazionalità dei piccoli.
L’unica cosa che Peter Pan guadagna, alla fine, è la più completa e totale solitudine.
Quello che mi stupisce maggiormente è che il giovane Pan
non voleva crescere perché aveva timore dei propri sentimenti;
di provare qualcosa d’immensamente profondo come l’amore .
Amare significa sapersi mettere in gioco,
donare tutto se stesso all’altra persona e ,a volte,
sapersi anche annullare per dare qualcosa in più.
Quando si è piccoli si sente maggiormente il timore di non riuscire in qualche “avventura”
e finiamo per rifugiarci, come Pater Pan,
nella nostra Neverland dalla quale sarà difficile evadere.
Ho scelto questo tema perché ritengo che, nella società in cui viviamo,
si tenda a sopprimere il nostro “IO” interiore,
lasciando morire il bambino che c’è in ognuno di noi.
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